Al centro antiviolenza di Vicenza servono 70mila euro all’anno. Con questa ripartizione ne riceverebbero circa 3mila
Con un’interrogazione chiediamo di spostare l’asse su centri antiviolenza e case rifugio
Ogni singolo caso di violenza contro le donne riaccende i riflettori sulla mancanza di risorse destinate ai centri antiviolenza e alle case rifugio che da anni svolgono una funzione irrinunciabile nella lotta alla violenza e nel sostegno delle vittime all’interno di un percorso di tutela, protezione e recupero di autonomia e indipendenza.
In base alla ripartizione delle risorse finanziarie del Fondo 2013-2014 destinato alla prevenzione e al contrasto della violenza contro le donne (17 milioni di euro, di cui 10 per il 2013 e 7 per il 2014), appare sproporzionata la parte del finanziamento assegnata alle Regioni perché attuino nuove “azioni di assistenza e sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli”. Infatti, si tratta di azioni tutte ancora da scrivere, dai contorni non ben definiti, che rischiano di essere improvvisate e che possono essere troppo legate ai livelli istituzionali laddove, invece, vanno sostenute le reti indipendenti. Abbiamo 188 centri antiviolenza e 164 case rifugio che fanno fatica anche solo a pagare le utenze e che andrebbero invece sostenute vista la funzione e l’importanza che hanno sui territori in cui operano da decenni e in regime di volontariato. Con l’attuale ripartizione del Fondo, a ciascuna di queste strutture spetterebbero solo 3mila euro l’anno.
Insieme ad alcuni colleghi della mia Commissione, ho sottoscritto un’interrogazione rivolta al Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio affinché vengano rivisti i criteri di ripartizione del Fondo spostando l’asse sulle strutture già attive affinché si possano consolidare e implementare le attività indipendenti già sperimentate con successo che hanno consentito già a moltissime donne di ritrovare una strada e salvarsi la vita.