Stalking: no alla depenalizzazione

La modifica del decreto in Senato rischia di evitare il carcere preventivo allo stalker

Depenalizzare il reato di stalking è inaccettabile. Significa vanificare tutte le azioni intraprese per prevenire e contrastare la violenza sulle donne, fenomeno che scandisce in modo drammatico la cronaca quotidiana.

Quel che è accaduto a Palazzo Madama sul decreto carceri dovrà essere rimediato alla Camera. È impensabile non prevedere la misura cautelare della custodia in carcere per i soggetti che si macchiano di reati come lo stalking, troppo spesso anticamera dell’omicidio. Come Pd, abbiamo presentato in Commissione Giustizia della Camera alcuni emendamenti al decreto. Sulla custodia cautelare in carcere, riporteremo il tetto dai cinque anni introdotti dal Senato, ai quattro anni indicati originariamente dal governo, ricomprendendo così lo stalking.

Se da una parte è giusto evitare il ricorso eccessivo alla custodia cautelare in carcere, abbiamo il dovere di considerare il grado di pericolosità sociale dell’individuo in base al reato commesso. Il problema del sovraffollamento degli istituti penitenziari deve essere oggetto di una riflessione più complessa e completa, alla ricerca di soluzioni che vadano nella direzione della tutela delle vittime di vere e proprie persecuzioni e di atti violenza.

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