Politici e imprenditori d’accordo su un punto «Diamo una spallata ai burocrati»

tratto da Il Giornale di Vicenza, lunedì 29 settembre 2014, CRONACA, pagina 9

IL DIBATTITO. Ieri la Fis di Montecchio ha aperto le porte ed è stata visitata da migliaia di persone.

Abbattere la burocrazia. Ridurre i livelli dirigenziali dell´amministrazione pubblica. Dimezzare i tempi delle risposte agli imprenditori. Rivedere i diritti acquisiti, spazio ai diritti sostenibili. L´immagine migliore delle difficoltà attuali delle aziende è quella fotografata da Ferruccio Ferrari, presidente della Fabbrica italiana sintetici di Montecchio, azienda leader nei principi attivi per i farmaci che esporta il 98% della produzione. «Avere successo, soprattutto in tempi di crisi, significa passione per il lavoro. Ma per aver successo conta l´ambiente circostante. La politica deve garantire agli imprenditori pari condizioni rispetto ai concorrenti internazionali». La ricetta per far “Fare impresa (più) semplicemente” parte da qui, dall´edizione 2014 di “Fabbrica aperta” (visitata da migliaia di persone) e da una tavola rotonda che nel titolo richiama l´acronimo della Fis.
Il convegno, moderato dal caporedattore de Il Giornale di Vicenza Antonio Di Lorenzo, ha messo a confronto in un dialogo serrato pubblico e privato, con il presidente di Confindustria Vicenza Giuseppe Zigliotto, la parlamentare e vicepresidente della commissione Affari sociali Daniela Sbrollini, l´assessore regionale alla Formazione Elena Donazzan e il direttore dello stabilimento Fis, Franco Moro.
«Il primo avversario dell´industria oggi è l´incertezza in uno scenario già complesso. Quando il comparto pubblico fa parte dell´incertezza – osserva Moro – le difficoltà non possono che aumentare». Sotto accusa la giungla normativa, la burocrazia e l´interpretazione stessa delle regole che possono variare a pochi chilometri di distanza. «Ci sono istituzioni come l´Aifa, Agenzia italiana per il farmaco, che non solo relegano le aziende farmaceutiche e distributive tra gli ultimi interlocutori».
«Su burocrazia e giustizia il Paese si gioca la possibilità di attirare gli investimenti – spiega Zigliotto -. Il pubblico vede l´impresa come un nemico, soprattutto non si capisce dove stiamo andando. Manca un indirizzo industriale chiaro». E ancora: «La politica è vista come la causa di tutti i mali, ma la sua colpa più grande è di non aver spostato, licenziato i burocrati che non lavorano bene. Il mondo è cambiato, non bisogna più ragionare sui diritti acquisiti, ma su quelli sostenibili».
«Il Governo ha aperto la lotta ai tecnocrati, non solo sugli stipendi, ma seguendo la filosofia che chi sbaglia paga – afferma Sbrollini -. So che il tempo è scaduto, ma vi chiedo fiducia. Dobbiamo imparare a lavorare insieme».
«Negli ultimi anni il potere si è spostato dalla politica alla burocrazia – analizza invece Donazzan -. Il problema della pubblica amministrazione è soprattutto culturale: ci sono troppi livelli decisionali che si traducono in una diffusa deresponsabilizzazione dirigenziale. Anche sotto il profilo contrattuale, dovremmo essere in grado di gestire il personale pubblico alla stregua del privato».

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