«Ma si può, oggi, con un giovane su due che non entra nel mercato del lavoro, lasciare tutto com´è?». Daniela Sbrollini, deputata, alla direzione nazionale del Partito democratico di lunedì sera era “assente giustificata”: «Era il compleanno di mio figlio, sono stata con lui». Ma se ci fosse stata, avrebbe «votato a favore» dell´ordine del giorno sulla riforma del lavoro, quello che ha consolidato la linea-Renzi (con lui l´80%) e spaccato la minoranza interna. Avrebbe votato, Sbrollini, anche e soprattutto «pensando» a suo «figlio».
Chi c´era, in direzione, è la senatrice Rosanna Filippin. «Quella del lavoro è una riforma che non può attendere. Ce lo chiedono soprattuto i giovani e le imprese», dice spiegando il suo “sì”. «Il confronto è il sale della democrazia, ma poi serve arrivare a una decisione per non restare impantanati. Il confronto sull´articolo 18 è legittimo, ma non deve essere il freno a una riforma attesa».
«Si è parlato tanto, e in modo strumentale, di articolo 18, dimenticando l´impianto complessivo della riforma – riprende Sbrollini -: va bene le tutele per chi ce le ha, ma il problema è dare lavoro a chi è fuori ed estendere le tutele a chi oggi se le sogna. Nella riforma c´è tutto questo e per questo non mi è piaciuta la posizione di D´Alema». Tra l´altro, «il testo può essere aggiustato con emendamenti in Parlamento, basta che non snaturino il senso della riforma», aggiunge, mettendo così un paletto all´«autonomia» parlamentare invocata da uno dei dissidenti, Stefano Fassina. «Con Bersani segretario si diceva “la direzione è sovrana” – ricorda ancora Sbrollini -, perché non dovrebbe esserlo oggi?».
E non pare, quella di oggi, una questione di “renziani” contro “non renziani”. Se lunedì la minoranza Pd si è ritrovata così prosciugata, e pure divisa, è perché molti (ex) colonnelli sono rimasti senza truppe. Non solo in direzione nazionale ma anche fuori, in provincia, l´aria sembra cambiata. Gigi Creazzo, vice segretario provinciale, non smette di rivendicare i geni “di sinistra”, da “socialdemocratico europeo”. Eppure «l´aggressività di alcune figure della cosiddetta minoranza non mi è piaciuta – ammette – né certi interventi tranchant del sindacato. A Renzi dico di non fare il “gigione”, ma a tutti e a me stesso ricordo: abbiamo il 40%, il momento è drammatico e oggi ricade su di noi la responsabilità storica di governare. Toccare l´articolo 18 senza un disegno globale sarebbe come appiccare il fuoco nella sterpaglia, ma da Renzi ho sentito interessanti aperture: bisogna guardarsi negli occhi e fare uno sforzo, senza tabù, per dare lavoro ai giovani che non ce l´hanno. E non parlarsi in codice per logiche oscure. A proposito: cosa voleva dire Bersani con quel pesante riferimento al metodo Boffo?». M.SC.
Direzione nazionale Pd: riforma del lavoro e articolo 18
tratto da Il Giornale di Vicenza, mercoledì 01 ottobre 2014 – CRONACA – Pagina 16
RIFORMA E ARTICOLO 18. Nel partito vicentino anche dalla sinistra interna si levano voci a sostegno delle nuove regole
Il Pd sta con Renzi: «Per i nostri figli»
Sbrollini e Filippin: «Oggi non si può restare fermi»
Creazzo: «Su di noi una responsabilità storica»
Innanzitutto La voglio ringraziare per tenermi informata dei lavori cui
Lei partecipa alla Camera dei Deputati. Per quanto riguarda la “riforma sul Lavoro”, posso dirLe che la prima delusione riguarda
il modo con cui il Segretario-Presidente del Consiglio dà le comunicazioni perchè “LA FORMA” è spesso anche SOSTANZA:
l’impressione che ho io è che ha usato anche “la forma” solo nei
colloqui con Berlusconi, mentre con il PD – particolarmente con le
minoranze del partito – è stato arrogante e canzonatorio (vedi Gufi,
Rosiconi etc). Sull’articolo 18: non credo che ulteriori restringimenti
dei Diritti creerà “nuovi posti di lavoro”; ho pochissima fiducia in questo Premier: sarebbe stato molto meglio Letta. Tale sostitu-
zione è stato un grave errore del Capo dello Stato, forse troppo vecchio e stanco (ma anche qui dovremmo ringraziare Renzi e i
suoi 101…..: sì perchè chi ha questi numeri nel PD?)
lì, 6 ottobre 2014
Sarò irriverente, ma sto usando lo stesso metodo che i politici usano da anni verso i cittadini.
C’è qualche dirigente di partito che si è accorto che con queste riforme si sta rottamando il P.D.? Ho il forte dubbio che con queste riforme il grande rottamatore stia rottamando il PD e consegni in un prossimo futuro il Paese alla destra o ai grillini in un piatto d’argento.
Le riforme costituzionali, la riforma del lavoro, la riforma elettorale, la riforma della giustizia seguono tutte la stessa logica: ridurre tutti al silenzio a favore del mercato e dei poteri ad esso collegati.
Lavoro: Anche a me hanno insegnato che essere di sinistra significa combattere un’ingiustizia, non conservarla. Ma la giustizia sociale non si raggiunge scatenando la guerra tra più poveri e meno poveri livellando tutti verso la miseria. Non è togliendo il lavoro agli occupati (magari padri di famiglia) per darlo ai disoccupati, generalizzando il precariato, che si creano nuovi posti di lavoro e si porta il Paese fuori dallo stato di emergenza. Per la gente comune è facile capire che cancellando l’art. 18 non si creano nuovi posti di lavoro, ma si licenziano i vecchi dipendenti (come fossero degli oggetti da buttare) che forse costano di più e magari rivendicano i propri diritti come la salute ecc. per assumere i giovano con stipendi da fame: prendere o lasciare. Il premier stesso ammette che i datori di lavoro non devono avere vincoli…..
Legge elettorale: Con le liste bloccate l’unica meritocrazia richiesta per rientrare nelle liste è l’obbedienza cieca al capo di turno, pena l’esclusione. Ah, dimenticavo: il parlamentare non può essere daltonico, altrimenti rischia di sbagliare bottone nelle votazioni! Perché i parlamentari eletti nelle ultime politiche umiliano la loro intelligenza e dignità obbedendo servilmente agli ordini? Ho sempre pensato che questo comportamento fosse tipico dei berlusconiani. Ma noi veneti non siamo nuovi all’obbedienza- ce lo ricorda Goldoni con: el comanda sior paron; servo suo sior paron…..
E potrei continuare, ma non voglio contribuire ulteriormente a mortificare i politici….
C’è un articolo di Marco Dotti uscito poco tempo fa «Se affondano i poveri, affondiamo tutti». La crisi del welfare vista dalla Finlandia. E’ interessante!
Un premier che è forte con i soggetti deboli e debole con i poteri forti, può solo dimostrare tutta la sua fragilità e insicurezza……..
Papa Francesco esorta: “Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio”