Ieri insieme al Ministro Poletti a Vicenza: “Rifare le regole per creare lavoro”

Tratto dal Giornale di Vicenza, martedì 06 maggio 2014 – CRONACA – Pagina 12
IL MINISTRO IN CITTÀ. All´Istituto San Gaetano vertice con le categorie
La sfida di Poletti «Rifare le regole per creare lavoro. Il decreto è soltanto l’inizio. Vogliamo semplificare». E le imprese applaudono
Cig in deroga: «Serve un miliardo poi si cambia»
Incontro con categorie economiche e sindacati all'Istituto San Gaetano di Vicenza
Con il Ministro Poletti all’incontro con le categorie economiche e i sindacati all’Istituto San Gaetano di Vicenza

L´aria, se non altro quella, è cambiata. Dopo anni di lamentele verso la classe politica, un ministro del Lavoro fa tappa a Vicenza e se ne va incassando gli “applausi”, pur condizionati, delle categorie economiche e senza indispettire i sindacati. E non lo fa lisciando il pelo a tizio e a caio, ma dicendo cose forti, alcune solo a porte chiuse, tanto sono delicate: ad esempio, che dopo il primo atto del Jobs Act nel cantiere del governo c´è «un disegno di legge per la riforma del diritto del lavoro», nella logica della «semplificazione» cara alle imprese. Che più che di riformismo, in Italia sa di rivoluzione. Se il premier Matteo Renzi va di piccone, a lui, al ministro del Welfare Giuliano Poletti, tocca il chirurgico compito di incunearsi nella breccia senza far crollare il muro. «Se riesce a fare il 20% di quanto ha in mente, abbiamo fatto bingo», dice Giuseppe Zigliotto, presidente di Confindustria Vicenza. E Giuseppe Sbalchiero, numero uno di Confartigianato Veneto, si accontenterebbe anche del «10 per cento».
L´INCONTRO. Ieri Poletti ha trascorso la mattinata all´Istituto San Gaetano, uno dei luoghi-simbolo della formazione professionale veneta con ben 570 allievi. Su invito di Daniela Sbrollini, deputata del Partito democratico, il ministro ha visitato le classi e i laboratori della scuola, accompagnato dal direttore Paolo Faccin. Ha osservato attentamente gli studenti di meccanica e quelli di grafica, impegnati con motori e stampanti. Poi, a porte chiuse in aula magna, ha parlato a categorie economiche e Cgil, Cisl e Uil, raccogliendo poi appelli e proposte. Poletti ha i modi bonari dell´emiliano pratico: parla diretto e non edulcora la pillola. «C´è mezza Italia che così non ce la fa più: è il Paese che chiede di cambiare, non il governo». Da lì muove il piano per il lavoro, che passa per la rottura di schemi consolidati. Tabù, per a! lcuni. Il decreto lavoro in discussione in Parlamento è solo ! il primo atto: «Camera e Senato hanno fatto un buon lavoro: il testo, nella parte della formazione, con gli emendamenti concordati con la maggioranza è stato migliorato. Questo è il testo definitivo». Tra le novità, l´allungamento da uno a tre anni dei contratti a termine senza causale e meno vincoli sull´apprendistato. «I sindacati nazionali dicono che «precarizza? Io ho tutt´altra idea – replica Poletti- : è meno precario avere un lavoratore per 36 mesi rispetto a sei lavoratori che ruotano in quel posto».
I PROSSIMI PASSI. Tra le urgenze, come ha ricordato Giampaolo Zanni, della Cgil, c´è la cassa integrazione in deroga da rifinanziare. Nel balletto delle cifre, Poletti afferma: «Secondo i nostri conti serve un miliardo, stiamo cercando le risorse». Ma l´idea del ministro è che in futuro il sistema degli ammortizzatori debba cambiare, trovando nuovi strumenti legati alla riqualificazione dei lavoratori». Intanto il primo m! aggio è decollato il piano “Garanzia giovani”: «Vogliamo connettere imprese e ragazzi: l´idea è che nessun giovane stia a casa ad aspettare; uscendo e costruendo comunità si creano opportunità».
Ora la priorità è il decreto, ma in futuro anche gli schemi della contrattazione non sono un tabù, fa capire il ministro. Va bene la «bandiera», dice a sindacati e categorie, «ma non diventi una benda sugli occhi per non guardare il futuro». Sarà l´uomo delle Coop, ma il Poletti-pensiero piace più alle categorie, che chiedono «regole flessibili», che ai sindacati. A Vicenza si dimostrano però dialoganti. «Bene l´attenzione ai giovani – dice Grazia Chisin, segretario della Uil – ma ci sono anche i problemi degli “over”, di chi perde il lavoro tra i 45 e i 65 anni e fatica a ricollocarsi». Anche Zanni tocca il tasto dgli “anziani” e invoca nuove «politiche industriali: non si crea lavoro solo con la riform! a delle regole».
«Dialoganti e positivi», dice Poletti degli in! terlocutori berici. O forse non era la sede per scavare trincee.

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