Ho appreso con sconcerto che di fronte ai dati allarmanti che vedono un drammatico aumento dei malati di Aids, la Regione Veneto utilizza in altri modi i fondi stanziati dal Ministero per la riduzione del rischio di diagnosi tardiva della malattia. Nello specifico, apprendo da un’interpellanza del consigliere regionale Bonfante, che la Regione destina tali fondi alla copertura di spese ordinarie che poco hanno che fare col progetto ministeriale.
Di Aids mi sono occupata anche nelle scorse settimane attraverso un’interrogazione in cui chiedo al Ministro Lorenzin di intervenire con maggiore incisività sul piano strategico attraverso campagne di informazione e sensibilizzazione dei cittadini, ma anche attraverso l’adozione di pratiche in uso in Stati Uniti e Francia dove chiunque venga ricoverato viene sottoposto al test e dove lo stesso viene prescritto periodicamente dai medici di base ai propri assistiti.
Sappiamo bene che la diagnosi precoce è fondamentale per la cura e la prevenzione dell’Aids e proprio per questo il Ministero mette a disposizione dei fondi. Attualmente, risulta che il 70% dei nuovi malati per lungo tempo non è consapevole di avere contratto la malattia, ragione per cui il rischio di contagio diventa molto alto. Con la mia interrogazione, chiedo al Ministro di fare di più, ma se la Regione priva i cittadini dei fondi destinati alla diagnosi precoce sia consapevole che rischia di contribuire indirettamente alla diffusione dell’epidemia oltre ad incorrere nella possibilità che il Ministero chieda di restituire quanto anticipato e scorrettamente utilizzato. Mi auguro che i fondi vengano presto condotti alla loro giusta destinazione, perché i dati sono preoccupanti: in Italia si registrano circa 4 mila nuove diagnosi di infezioni da Hiv l’anno ed è possibile stimare che circa 150mila persone in Italia siano sieropositive. Se guardiamo alla nostra provincia, da gennaio ad oggi, sono 28 i vicentini che hanno scoperto di avere contratto la malattia e 4 i decessi.