Interrogazione in Commissione su GRANCASA

Ai Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali.

 

TARICCO, PINOTTI, SBROLLINI e altri 

 

Premesso che:

Grancasa SpA, nata nella metà degli anni ’80, ha intrapreso un percorso che ha portato il marchio ad affermarsi per la ricchezza di proposte di gusto e stile italiani e per l’ottimo rapporto fra prezzo e qualità, imponendosi nello scenario della grande distribuzione come firma di un mondo che, oltre a quello della casa in tutte le sue declinazioni (dall’arredamento, agli elettrodomestici, ai casalinghi e ai complementi d’arredo), abbraccia anche la sfera del tempo libero, del fai da te e dello sport;

Grancasa, con sede legale a Milano e punti vendita dislocati sul territorio nazionale, principalmente in Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria, Toscana e Umbria, occupa 520 unità lavorative ed applica il contratto collettivo nazionale di lavoro del commercio per i dipendenti di aziende del terziario della distribuzione e dei servizi;

considerato che:

l’azienda è partecipata integralmente da Gest-Due SpA, la quale fornisce servizi di supporto amministrativo, contabile, tecnico-commerciale, marketing, acquisti, logistica edp (elaborazione dati) in favore di Grancasa SpA in forza di appositi contratti di service;

la società, con lettera datata 20 marzo 2019, ha avviato una procedura di licenziamento collettivo, ai sensi degli artt. 4 e 24 della legge n. 223 del 1991, dichiarando un esubero totale pari a 111 unità lavorative secondo i profili professionali e la distribuzione territoriale individuati nella lettera di avvio della procedura stessa;

il 7 maggio 2019, con nota protocollata dal Ministero dello sviluppo economico, la società aveva reso nota la conclusione della fase sindacale con esito negativo e, pertanto, l’azienda e le organizzazioni sindacali erano state convocate per l’espletamento della fase amministrativa per la data del 27 maggio 2019;

il 7 giugno presso il Ministero del lavoro e della politiche sociali, con la presenza della dottoressa Maria Cristina Gregori, della Direzione rapporti di lavoro e relazioni industriali e della Regione Lombardia, si è svolta una riunione finale sulla procedura di licenziamento collettivo avviato da Grancasa, nel corso della quale l’azienda, dopo aver ribadito le ragioni che l’hanno condotta all’avvio della procedura di licenziamento collettivo, ha precisato che le unità lavorative in esubero sono 100, essendosi ridotto il numero a causa di dimissioni intervenute nelle more della convocazione ministeriale;

rilevato che:

a conclusione della riunione, le parti hanno dato atto dell’impossibilità di addivenire ad una soluzione condivisa ed hanno ritenuto di definire negativamente la procedura in corso;

a fine maggio 2019, attraverso una nota della direzione generale, l’azienda riportava che: “A difesa dell’immagine del Gruppo Grancasa, dei suoi dipendenti, fornitori e dell’intera comunità che ruota attorno ai punti vendita Grancasa, l’azienda precisa e chiarisce che sono state intraprese ed attuate politiche aziendali atte al risanamento dell’azienda stessa, garantendone la continuità ed aprendo così alla volontà, insieme a tutto il management, di intraprendere tutte le migliori strategie per poter salvaguardare una realtà aziendale punto di riferimento in cinque regioni italiane”;

secondo fonti giornalistiche parrebbe invece alle rappresentanze sindacali che le riduzioni del personale non siano state mirate solamente ad un contenimento dei costi, bensì siano parte di una strategia mirata a ridurre le dimensioni dell’azienda anche per renderla più appetibile per un’eventuale vendita,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto;

se non ritenga utile adottare iniziative urgenti, soprattutto dopo il mancato accordo, per una tutela dei livelli occupazionali del gruppo, salvaguardando il futuro sia lavorativo sia reddituale dei dipendenti coinvolti e, di conseguenza, il destino delle rispettive famiglie;

quale azione intenda mettere in atto per eliminare le ombre che si affacciano sul gruppo e conseguentemente sui dipendenti, e quali garanzie per i licenziati (nella sola San Bernardino a Ceva, in provincia di Cuneo, sono stati 7 i dipendenti licenziati su un totale di 31), anche per superare lo stato di tensione e di agitazione che caratterizza ormai la gestione del quotidiano, anche alla luce del fatto che i diversi tentativi finora messi in atto per trovare soluzioni alternative alle procedure di licenziamento collettivo non hanno portato frutti, rischiando di minare le prospettive di un’azienda che con il suo dinamismo e la sua propensione alla crescita e all’innovazione aveva contribuito a caratterizzare l’immagine stessa di un grande marchio italiano.

 

 

 

09/07/2019

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