Al Ministro della Giustizia
GINETTI, SBROLLINI, altri
Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:
nell’istituto penitenziario di “Capanne”, a Perugia, il 5 giugno 2019, si è consumata l’ennesima tragedia: si è suicidato in cella un detenuto di 60 anni, peraltro a fine pena;
sono stati inutili i tentativi di soccorso, comunque tempestivi, del personale sanitario e di sicurezza dell’istituto;
preso atto che:
il fatto ha riguardato, peraltro, un uomo con gravi problematiche psichiatriche, cosa che riapre una questione fondamentale circa la presenza di detenuti che avrebbero bisogno di luoghi e di modalità di detenzione specifici che gli istituti ordinari non possono garantire;
gravi sono le carenze d’organico nell’area sicurezza sia fra il personale di Polizia penitenziaria sia tra le figure degli altri specialisti dell’area trattamentale rieducativa;
il 2018 risulta l’anno con il maggior numero di suicidi in carcere, ben 65;
è necessario prevenire solitudine e disagi con l’offerta di adeguate attività trattamentali di recupero educativo e sociale, a partire da corsi di formazione professionale all’interno degli istituti;
i dati forniti dal Ministero della giustizia indicano un nuovo stato di sovraffollamento carcerario per la presenza di 60.439 detenuti con un indice del 120 per cento di sovraffollamento (in 42 istituti ben del 150 per cento), di cui 12.000 condannati non definitivi e 10.000 in attesa di giudizio;
le criticità e le problematiche di gestione si sono aggravate con la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari in attesa che si completi il sistema delle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza;
tale malessere riguarda, inoltre, gli uffici di esecuzione penale esterna, con ben 100.000 soggetti in carico, nonché i 55 bambini di età inferiore a 3 anni, che vivono con le madri negli istituti;
una tragedia, quella del carcere di Perugia, cui va aggiunta la tragedia meno nota dei suicidi di Polizia penitenziaria, 35 negli ultimi 5 anni;
da una statistica recente risulta infatti che il 35,45 per cento degli agenti si troverebbe a rischio di suicidio;
sottolineata, peraltro, la necessità di richiamare l’attenzione sul tema del benessere lavorativo della Polizia penitenziaria, in un contesto di sovraffollamento, di istituti in carenza di manutenzione, con frequenti eventi di aggressione e disordine interni, orari di lavoro con turni ben oltre le 6 ore ordinarie,
si chiede di sapere:
come il Ministro in indirizzo intenda intervenire per riconoscere tale situazione, con iniziative utili, rapide e di valorizzazione del lavoro svolto dalla Polizia penitenziaria, spesso in silenzio, con abnegazione, nel garantire sicurezza interna in un contesto di profondo disagio umano e organizzativo;
quali provvedimenti intenda adottare per migliorare le condizioni di vita dei detenuti all’interno degli istituti penitenziari e le condizioni di lavoro del personale, a partire da orari e modalità organizzative nell’area sicurezza e trattamentale, per dare concreta attuazione al principio costituzionale della funzione di rieducazione della pena detentiva;
quali risorse intenda destinare al finanziamento di opportunità trattamentali di lavoro e di formazione interna agli istituti di recupero e reinserimento dei detenuti;
quale sia il programma di Governo per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle carceri e quali atti intenda adottare a sostegno dell’attività degli uffici per l’esecuzione esterna.
18/07/2019