Prostituzione e degrado …

DIBATTITO. I parlamentari vicentini rispondono all’appello di Variati: tante proposte di legge
Dai capannoni del sesso alle coop di prostitute
«No al libero mercato»

Roberta Bassan

Disegni fermi, servono soluzioni «Il fenomeno va controllato»

Giovedì 27 Gennaio 2011CRONACA, pagina 14 “Il Giornale di Vicenza”

volante e prostitute

Le proposte di legge sulla prostituzione firmate dai nostri parlamentari crescono come i funghi: case chiuse da riaprire, capannoni dismessi, cooperative. Ognuno ha la sua soluzione, ma tutto fermo. Salvo a quanto pare un articolo contenuto nel disegno di legge 2494 “Nuove disposizioni in materia di sicurezza pubblica” presentato dal ministro Maroni di concerto con altri 5 ministri e presentato giusto l’altro ieri dal sen. Alberto Filippi (Lega) in commissione al Senato, in cui verrebbero allargati i poteri dei sindaci per contrastare la prostituzione su strada. Ancora comunque a livello di parole. Il sindaco di Vicenza Achille Variati, commentando la situazione di degrado in alcune aree della città, a partire da Viale San Lazzaro, aveva mosso un appello ai parlamentari vicentini: «Comune e forze dell’ordine hanno armi spuntate, servono leggi chiare con paletti seri, scelte moderne nei diritti fondamentali, ridiamo dignità alle città».
CAPANNONI DISMESSI. «Il problema della prostituzione c’è e bisogna regolamentarlo – dice l’on. Manuela Dal Lago (Lega) -, ho presentato una proposta nel 2009 che non sono ancora riuscita a calendarizzare. L’idea di fondo è trovare luoghi dedicati, lontani da abitazioni e chiese, ad esempio vecchi capannoni in aree industriali dismesse, individuate dal sindaco e controllate. A Vicenza si può pensare alla zona ovest, vicino all’autostrada. Coloro che si dedicano alla prostituzione devono essere maggiorenni, controlli sanitari, pagamento degli oneri sanitari, previdenziali e fiscali derivanti dall’esercizio dell’attività. La cosa peggiore è far finta che il fenomeno non esista. Bene la morale, ma poi bisogna guardare in faccia la realtà». Filosofia appoggiata dall’on. Manuela Lanzarin (Lega): «Questione che va trattata e regolamentata. I sindaci cercano di tamponare con le ordinanze, ma servono provvedimenti e non lasciare al libero mercato».
CASE CHIUSE. L’on. Massimo Calearo Ciman (Movimento responsabilità nazionale) annuncia un disegno di legge: «Riaprire le case chiuse in modo serio con tutti i controlli del caso, so che solleverò un vespaio, ma dobbiamo essere meno falsi e mi fermo qua. Lo definiscono il lavoro più antico del mondo, però non bisogna chiudere gli occhi».
PROGETTO PILOTA. L’on. Daniela sbrollini (Pd) fa una controproposta a Variati: «Aprire un tavolo con parlamentari, forze dell’ordine, volontariato, associazioni di prostitute se esistono, delegazioni di cittadini colpiti dal degrado, con l’obiettivo di formulare un progetto pilota anche sulla scorta di altre esperienze». La realtà – a quanto illustra – è quella del disegno di legge Carfagna mai portato in aula: «Il tema non è sentito per quanto riguarda la prostituzione su strada – ironizza – mentre il tema è caldo su un altro tipo di prostituzione». Le deputate del Pd avevano da parte loro lavorato su una proposta datata 17 marzo 2009 per combattere tra le altre cose tratta e prostituzione minorile, era emersa l’idea di cooperative sociali in cui si mettessero assieme prostitute per libera scelta. «Sono contraria a case di tolleranza, in ogni modo c’è anche un problema di scarsità di fondi».
SOLUZIONI. «Di soluzioni ce ne sarebbero – sostiene l’on. Stefano Stefani (Lega) – ma, come ricorda Variati, la prostituzione non è un reato e sarebbe difficile sostenere in Parlamento che lo deve diventare. Forse se chi sfrutta le donne, e anche gli uomini, sapesse che se condannato, dovrebbe andare in galera per almeno 10 anni ci penserebbe prima di vestire i panni del pappone. Gli strumenti forse non sono completamente efficaci, ma ci sono e di essi dobbiamo servirci». «Il fenomeno è una vecchia eredità lasciata da tanti anni di vacatio legis – commenta Giorgio Conte (Fli) – , tante proposte, ma nessuna soluzione. Però bisogna uscire dalla demagogia e affrontarlo con le larghe intese. Il sindaco fa bene a sollevare il problema, purtroppo l’unico strumento che ha è l’ordinanza. Quando ero assessore alla sicurezza, primo in Italia 13 anni fa, feci introdurre cartelli in via Bixio vietando l’accesso notturno ai non residenti, all’epoca facemmo molte multe. Di fatto il problema si spostò in viale San Lazzaro. Non mi sembra che da allora la situazione sia cambiata».

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