Rivolta, aule con troppi alunni

SCUOLA. L’annunciata cancellazione di 296 posti nel Vicentino apre il dibattito: le elementari sempre più penalizzate

Anna Madron
Dopo i tagli alle cattedre Zordan (Snals): «Abbiamo il più basso rapporto tra allievi e docenti» sbrollini (Pd): «Serve inversione»
Sabato 24 Aprile 2010 CRONACA, pagina 23 giornale e-mail print
Alunni in attesa della campanella alle elementariLa scuola dei tagli diventa la scuola della preoccupazione. La forbice usata dal Ministero sulle cattedre – i dati veneti sono stati resi noti dalla dirigente dell’Ufficio scolastico regionale Carmela Palumbo – fanno tremare insegnanti, sindacati, genitori di fronte al colpo di spugna che nel Vicentino spazzerà via quasi 300 posti di lavoro. Le elementari ancora una volta escono a pezzi. Sono 132 le cattedre che salteranno e che vanno a sommarsi alle 164 già cancellate lo scorso anno, per un totale di 296. «Un taglio insostenibile che si ripercuoterà pesantemente sul servizio – dichiara Doriano Zordan, segretario provinciale dello Snals – senza contare che il Veneto è una delle regioni dove proporzionalmente la scure ministeriale ha colpito di più».
Il calcolo è presto fatto. Lo scorso anno i tagli a livello nazionale erano 42.500, a livello veneto 2.230, una percentuale del 5,25%. Quest’anno su 25.500 tagli nazionali, il Veneto ne conta 1.633, con un’incidenza del 6,41%. «Da un anno all’altro si è verificato un aumento proporzionale pari all’1,16%» riprende Zordan, che punta il dito anche contro il rapporto docenti alunni. «Anche qui risultiamo fortemente penalizzati – continua il sindacalista – in Veneto il rapporto è di un insegnante ogni 11,19 studenti, quando tutte le altre regioni, eccetto l’Emilia Romagna, sono al di sotto. Da notare che mentre altrove gli alunni diminuiscono, da noi registrano un aumento dell’1,35%, dato che fa apparire ancora più clamorosa l’entità dei tagli subiti». Lo fa presente anche Daniela sbrollini, deputata del Pd, facendo notare che «a un incremento della popolazione scolastica di 4500 studenti si risponde con 1633 cattedre in meno» e che Vicenza risulta tra le province che pagano di più. «Occorre un’inversione netta – aggiunge sbrollini – non possiamo considerare la scuola come un capitolo di spesa». Diversamente si dovranno portare indietro le lancette del tempo.
«Si tornerà alla scuola degli anni Settanta – conclude Zordan – vale a dire in classe solo la mattina, pomeriggi a casa e se ci sono risorse e buona volontà attività pomeridiane organizzate da enti e associazioni». Più che un rischio questa dipinta dal sindacalista dello Snals appare come una strada già segnata. Lo fa intuire anche il dirigente dell’Usp, Franco Venturella. «Alle elementari bisognerà rimanere nell’ambito delle ventisette ore previste dal Ministero in prima e seconda e nelle trenta per le quarte e le quinte. Inoltre le richieste aggiuntive di tempo pieno non potranno essere soddisfatte» avverte Venturella, che nelle prossime settimane dovrà verificare sul campo le ricadute della contrazione dei posti e valutare con i presidi le singole situazioni per evitare che ci siano istituti particolarmente sofferenti. C’è poi il capitolo superiori dove la riduzione dell’orario da 36 a 32 ore ha fatto sì che in Veneto il prossimo anno scolastico saranno 902 le cattedre cancellate, di cui 115 a Vicenza, con ripercussioni negative sulle classi di concorso, come italiano e matematica, presenti nel curricolo con una media di cinque ore settimanali. Quali saranno le conseguenze se lo chiedono anche i genitori.
«La preoccupazione rischia di trasformarsi in disperazione – interviene Giuliano Gatto, presidente di Interistituti, l’organismo che rappresenta la componente genitori della scuola – perchè ancora una volta l’organizzazione della scuola passa attraverso una miope ragione di bilancio. Qualche anno fa si inneggiava ad una scuola di qualità che puntasse sull’inglese e l’informatica, oggi non ci sono nemmeno i soldi per pagare un supplente».

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