È a dir poco allarmante il taglio al sociale da parte della Regione. È chiaro che di fronte alla crisi che stiamo vivendo, una politica che non mette al centro il welfare è incosciente quanto miope. Il welfare è l’imperativo del Pd sul fronte nazionale e chiediamo che lo sia anche per le regioni, le quali non si possono sottrarre dall’affrontare certi temi con la massima priorità. Mi sto riferendo alla notizia secondo cui la regione Veneto avrebbe ritirato le risorse finanziarie comprese nei cosiddetti extralea, costringendo le categorie più deboli a rimanere senza aiuti. Dagli assegni di cura, ai progetti di vita indipendente destinati ai disabili, dai centri diurni alle attività socio-sanitarie a favore di persone con problemi psichici, dal telesoccorso-telecontrollo degli anziani che vivono in casa da soli alle malattie rare, alla celiachia e alla terapia del dolore.
I tagli lineari al sociale e alla sanità sono iniziati nel 2008 con il governo Berlusconi e in seguito sono stati portati avanti da Monti. Ma le responsabilità ricadono anche a livello regionale, dove la scarsa attenzione che l’amministrazione ha riservato al sociale dovrebbe far riflettere, almeno ora, gli assessori Sernagiotto e Coletto. In questi mesi di governo Monti ci siamo battuti per risollevare le sorti di un sociale ormai alla deriva. In particolare, ci siamo impegnati per ripristinare i fondi nazionali che nel 2011 erano stati addirittura azzerati dall’allora ministro Tremonti. Tra i traguardi raggiunti vanno ricordati l’inserimento di 400 milioni per la non autosufficienza e il via libera di Balduzzi per la riapertura dell’elenco delle malattie rare al fine di inserire nuove e diffuse patologie come le Malattie della Sensibilità Chimica e la ludopatia. Abbiamo inoltre bloccato la delega fiscale e assistenziale di Sacconi. Certo, la strada è ancora lunga, ma le regioni devono fare la loro parte con politiche che tutelino lo stato sociale e aiutino chi è più in difficoltà colpendo gli sprechi.