Il fatto, che riguarda due giovanissimi, purtroppo non è ne il primo né l’ultimo caso di esclusione per motivi di tesseramento e cittadinanza. I bambini stranieri non accompagnati purtroppo sono tantissimi, giustamente quando arrivano vogliono vivere e giocare con i loro coetanei, lo sappiamo e stiamo facendo di tutto per garantire che le coopertative e le associazioni del settore in tutta Italia se ne prendano cura nel miglior modo possibile. E’ un tema prioritario della mia commissione a cui tengo moltissimo e su cui abbiamo ottenuto importanti risultati: quest’anno la Camera ha approvato una proposta di legge, di iniziativa parlamentare, che modifica la normativa vigente sui minori stranieri non accompagnati presenti in Italia, con l’obiettivo prioritario di rafforzare le tutele nei confronti dei minori e garantire un’applicazione uniforme delle norme per l’accoglienza su tutto il territorio nazionale. Il testo è ora all’esame del Senato.
In questa legislatura abbiamo anche definitivamente approvato lo Ius Soli Sportivo, che oggi permette a decine di migliaia di bambini stranieri, nati o arrivati in Italia di condividere il gioco, lo sport e la crescita con i coetaneei italiani senza alcune discriminazione. L’ordinamento sportivo ha norme giustamente severe ed indipendenti dall’ordinamento giuridico ordinario, ma lo sport rappresenta soprattutto un linguaggio comune, si dovrebbe garantire l’inclusione e le pari opportunità di accesso e pratica sportiva per tutti, soprattutto a chi vive o ha vissuto fuori dal campo una situazione difficile e drammatica come quella raccontata dai ragazzi del “Bertesinella Vi Est”.
Includere i ragazzi stranieri nella squadra può diventare un’opportunità anche per i “nostri” ragazzi, uno spogliatoio è come una sorta di famiglia, dove si sta assieme giocando e crescendo, un occasione di confronto e la creazione di un lavoro verso un obiettivo comune. Lo sport ha il potere di ampliare gli orizzonti, conoscere culture, lingue e costumi diversi.
Mi auguro fortemente che, anche con il supporto delle istituzioni e degli enti locali, si possano trovare soluzioni per deroghe speciali. Perché se è vero che è giusto rispettare le regole è ancora più vero che in alcuni casi è giusto superare le norme e permettere che l’amore per lo sport, l’amicizia, la voglia di stare assieme vengano prima . Noi legislatori e i dirigenti della FIGC dobbiamo sapere che per una squadra giovanile non potrebbe esserci miglior buon esempio.
Nelson Mandela diceva che : “Lo sport ha il potere di creare speranza dove c’è disperazione. È più potente dei governi nel rompere le barriere razziali, è capace di ridere in faccia a tutte le discriminazioni.” Se lo sport può avere questa straordinaria funzione, più efficace della politica, è giusto che si faccia di tutto per accelerare un percorso potenzialmente straordinario per la crescita dei nostri ragazzi, nessun atteggiamento di chiusura su questi temi può risultare positivo. Con che coraggio, il nostro Paese può dire no alla pratica sportiva a due ragazzi che dopo anni di peripezie e violenze lontano da casae vogliono giocare con i loro coetanei?
Sono a disposizione del Parlamento, del Governo, del Coni e della Federcalcio per ragionare insieme sulle possibili soluzioni perché questi problemi, numerosi su tutto il territorio nazionale, vengano risolti con un investimento sul futuro dei più giovani.