25 aprile: «C’è un nuovo imbarbarimento»

FESTA DELLA LIBERAZIONE. Prima la messa a S. Lorenzo, poi il corteo in piazza dei Signori con le forze dell’ordine schierate e con la banda musicale “Bellini ” di Povolaro

Chiara Roverotto

Il sindaco non accetta polemiche sul museo:«Basta derive storiche la Resistenza non si cancella Sono proposte oscene, offensive»

Martedì 26 Aprile 2011 CRONACA, pagina 14 “Il Giornale di Vicenza”

Anche dopo 66 anni le polemiche sono sempre in agguato, i revisionisti o pseudo tali si nascondono o preferiscono rimanere lontani da palchi e orazioni ufficiali. Ogni anno un doppio passo sul 25 Aprile. È sempre necessario ridosare pensieri per trovare parole giuste, concetti condivisibili. E ci sarà sempre qualcuno pronto a rimettere in sesto la politica, gli equilibri e le bandiere.
Ieri in piazza dei Signori questo compito è stato assegnato al sindaco Achille Variati e all’oratore ufficiale, il presidente del Consiglio comunale, Luigi Poletto.
Due voci diverse, che partendo da presupposti differenti hanno voluto testimoniare il valore di una scelta. La volontà di una decisione chiamata libertà. Una giornata, però, da cui i politici hanno preferito restare lontani: la sola parlamentare sul palco era Daniela sbrollini, del Pd, accanto al prefetto, al questore e ai comandanti delle Forze dell’Ordine. Per il resto una lunga lista di assenti tra i consiglieri di minoranza in sala Bernarda, consiglieri e assessore regionali. Non era mai accaduto che il palco fosse così poco “rappresentantivo”.
Ma prima dei discorsi i colori, quelli dei labari delle associazioni combattentistiche e d’arma. Le bandiere: quella di Vicenza, decorata con due medaglie d’oro al valor militare, portata dal consigliere Marco Appoggi e scortata dal primo cittadino; il gonfalone dell’Amministrazione provinciale seguito dall’assessore di palazzo Nievo, Nereo Galvanin. E quelle dei cittadini: arcobaleno per la pace, rosse per “Sinistra e libertà”, bianche con il simbolo per i diesse. Gli schieramenti in piazza cedevano schierati i carabinieri, gli agenti della questura, della polizia penitenziaria, dei vigili del fuoco, della guardia di finanza e del corpo forestale. Le note della banda “Vincenzo Bellini” di Povolaro ha fatto cantare donne, uomini, giovani e anziani: tutti insieme ad eseguire l’inno di Mameli durante l’alzabandiera. Poi la lettura dei messaggi, gli onori ai Caduti e la deposizione delle corone d’alloro all’interno della Loggia del Capitaniato.
E, poi, la parola al sindaco che non poteva non parlare della “polemica” titolazione del Museo del Risorgimento e della Resistenza: «Anche quest’anno un nuovo imbarbarimento – ha esordito – giovani confusi, senza patria nè causa a cui persino qualche consigliere della città ha offerto penosamente la sponda , hanno chiesto di cancellare la parola resistenza per sostituirla con concordia. E per spiegare questa loro offensiva, patetica,oscena proposta hanno scritto- perchè non c’è limite al peggio – che mentre il risorgimento aveva unito, la resistenza aveva diviso». Arrivano i primi applausi.
«Voglio dire senza paura che la resistenza divise e fu un bene – puntualizza Variati – perchè divise tra chi aveva ragione e chi aveva torto, tra chi combatteva per la libertà e chi per la dittatura, tra chi diede la vita per un’Italia chiusa, retrogada, ridicola nella sua retorica fascista, alleata e amica dell’abominevole regime fascista…».
Il battimani continua: «Non so come la pensiate voi- osserva il sindaco – ma io sono stanco di questa deriva . Sono stanco di questo relativismo insensato… La festa della concordia nazionale esiste già: si chiama 25 Aprile, Festa della Liberazione. Vengano qui e riconoscano il significato di questa festa , giurino assieme a noi fedeltà all’ideale di libertà , dicano che il fascismo fu un male e che la Resistenza – pur con qualche errore di taluni – fu riscatto della dignità di un’intera nazione , fu il nuovo risorgimento di un popolo che voleva chiamarsi libero… Vengano con noi a dire queste cose e vivremo pienamente la vera concordia».
Dodici minuti di intervento, due di applausi. Anche se la piazza non era gremita, anche se Pasquetta ha portato molti cittadini fuori porta. Anche se sulla Liberazione ci sono passati in molti, lasciando una traccia. Come le note di “Bella Ciao” con cui il 66° 25 aprile si è concluso.

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