VOTATA LA LEGGE. Donne nei Cda a partire dal 2015, con una percentuale iniziale del 20%
Chiara Roverotto
Martedì 22 Marzo 2011 CRONACA, pagina 24 “Il Giornale di Vicenza”
C’è chi festeggia, chi fa i conti, chi si compiace, chi è contrario. Ma un dato è incontrovertibile: le quote rosa hanno avuto il via libera della commissione Finanza del Senato e il tanto vituperato disegno di legge ha concluso il suo cammino anche in aula. L’avvio sarà graduale: si parte con il 20 % nei cda quotati in borsa dall’anno prossimo per raggiungere il 30 % nel 2015 quando la legge andrà a regime. Industriali critici, anche se la presidente Emma Marcegaglia ha sostenuto che la legge dovrà essere estesa alla politica, alle istituzioni, agli enti, a tutta quella società civile che ritiene importante l’apporto femminile. «Ed è quello che mi auguro anch’io – interviene Susanna Magnabosco, rappresentante a Vicenza della Fondazione Bellisario – Ci sono studi che parlano chiaro: nelle aziende dove la presenza delle lavoratrici è consolidata, le ditte reggono maggiormente la crisi e sono più solide». «Se l’Europa si è posta il 60% dell’occupazione femminile, l’Italia resta ferma al 46%, invece – continua – sarebbe meglio guardare all’America dove il livello di occupazione è del 68% . Se anche noi arrivassimo a quella quota il Prodotto interno lordo aumenterebbe di 7 punti, in alcuni casi anche di 10». Si tratta di dati importanti «perchè creerebbero un indotto indispensabile: servizi sui quali si dovrà per forza investire».« Una donna fa ancora fatica a conciliare lavoro e famiglia – prosegue Magnabosco – e gli asili sono decisamente troppo cari: il 25% delle lavoratrici, dopo la prima gravidanza, molla il lavoro oppure chiede il part-time, ma quest’ultimo non consente di far carriera. Per cui ben venga una legge anche se dobbiamo fare attenzione: chi siede all’interno di un cda quotato in borsa magari si può permettere anche una baby sitter, ma molte donne no. Ed su queste che dobbiamo lavorare per offrire maggiori possibilità. Se le donne lavorano fanno hanno più figli, perchè hanno una maggiore fiducia avendo capacità di reddito».
Nel Vicentino nessuna azienda è quotata in borsa, pertanto il problema di rappresentanza nel cda non si pone, ma da qui al 2015 molto potrebbe cambiare. «L’Italia è arrivata sicuramente in ritardo rispetto ai Paesi del Nord Europa, alla Francia e alla Spagna, ma il testo approvato è innovativo e prevede sanzioni severe». A parlare Cristina Balbi, presidente della Commissione Pari opportunità del Comune: «La situazione dell’impiego femminile in Italia è drammatica e l’esigua presenza delle donne nei cda (4%), non nascodiamocelo, è spesso e volentieri, dovuta a rapporti di parentela con la proprietà. Anche negli enti locali la realtà dimostra l’esiguità o addirittura la mancanza della componente femminile nei luoghi e negli organismi decisionali ai vertici di aziende, enti ed istituzioni. Donne con talento e competenza ce ne sono molte, e talvolta la loro candidatura non viene considerata proprio per motivi di genere. Le quote possono sembrare umilianti e possono essere intese come strumenti di favore, ma in questo momento storico, per la cultura che la nostra società esprime, sono uno strumento necessario per far emergere risorse inespresse». Cristina Balbi il 21 febbraio ha presentato al sindaco Variati una lettera, sollecitando una particolare attenzione nell’individuazione e nella nomina dei componenti degli organismi direttivi di enti ed istituzioni della nostra città, affinchè le presenze femminili siano proporzionate a quelle maschili. «Il sindaco – conclude Balbi- condivide il contenuto della missiva e ha ribadito che in fase di nuove nomine si comporterà in modo coerente».
Un segnale, di questi tempi importante: «Alla Camera le deputate non superano il 20% – dice l’on. Daniela SBROLLINI del Pd- e rispetto alla passata legislatura va decisamente meglio, anche se pensiamo ai 5 ministri di cui 2 con portafogli: Ambiente ed Istruzione. Ma restiamo, in fondo a classifiche dove le donne in economia, politica, lavoro occupano gli ultimi posti non solo dei Paesi europei. Le quote rosa, per ora rappresentano uno strumento, per compiere qualche passo avanti. Dobbiamo pensare alle giovani generazioni, a quelle che si affacciano alla politica, all’economia: avranno una possibilità in più. Per questo la legge assume una connotazione importante: apre strade, segna carriere che altrimenti sarebbero relegate, chiuse».