«I tagli imposti sono inaccettabili»

LA PROTESTA. Ieri a Roma il direttivo dell’Anci, lunedì il corteo a Milano
Sindaci in piazza

Nei municipi il 9% della spesa pubblica, i due terzi dei “costi della politica” tra Parlamento e Regioni Variati: «Inefficienza al centro ma colpiscono noi»

Venerdì 26 Agosto 2011 CRONACA, pagina 14 “Il Giornale di Vicenza”

Barricate contro i tagli ai Comuni. Tutti “mazziati” e quindi (quasi tutti) alleati. Nel Titanic Italia affiora un sussulto di unità, quello della pattuglia dei sindaci che, al di là di divisioni partitiche, si ritrovano compatti nella protesta: nel mirino la Manovra del Governo, in canna una controproposta «che salvi i conti pubblici senza uccidere gli enti locali».
C’è anche Achille Variati, sindaco di Vicenza e membro del direttivo dell’Anci riunitosi ieri a Roma, fra i primi cittadini pronti a sfilare per chiedere lo stralcio delle misure: la manifestazione, confermata dall’Associazione dei Comuni, è prevista per lunedì a Milano.
TAGLI E SPESA PUBBLICA. «Inaccettabile» è l’aggettivo usato dai sindaci per definire la parte di decreto che li riguarda e per chiederne lo «stralcio». «Inaccettabile» perché «alla tredicesima manovra dal 2008, ancora una volta si prevedono tagli per i Comuni».
Anche perché, numeri alla mano, non è in periferia che lo Stato spende di più. Dal ministero dell’Economia (si veda le tabelle, tratte da un dossier dell’Upi) si evince che sugli 807 miliardi di euro di spesa pubblica del 2010, a fare la parte del leone è la previdenza (298 miliardi), seguita da Stato centrale (182) e Regioni (170). La spesa di Comuni e Province si ferma a 73 miliardi e 12 miliardi. Quanto ai “costi della politica”, cioè le indennità erogate, al top ci sono le Regioni, cui va il 44% delle somme totali, seguite dagli oltre 8 mila Comuni (30%); il Parlamento, come meno di mille eletti, assorbe da solo il 20% del totale delle indennità.
VARIATI: «DATECI AUTONOMIA» La protesta dei sindaci matura anche da questi numeri. «C’è un’aria di tensione ma anche unità d’intenti tra sindaci, trasversale agli schieramenti – afferma Variati di rientro da Roma -. Il risanamento passa da interventi sul debito, ma anche sulla crescita; solo che i primi sono scaricati sugli enti locali, mentre la spesa centrale, la vera spesa inefficiente, è toccata di striscio». Così, però, «la macchina dei Comuni si sta inceppando». E conclude: «Noi sindaci rifiutiamo la strategia che sta a base della Manovra: cioè che lo Stato, incapace di ritoccare le tasse, scarichi – con Imu e addizionale Irpef – questa responsabilità sui Comuni. Rivendichiamo con forza la nostra autonomia: lo Stato ci dia degli obiettivi di riduzione della spesa, ma ci lasci decidere come raggiungerli».
PROTESTA TRENTINA. Ad incrinare, in parte, una compattezza altrimenti totale sono i 217 sindaci trentini: non andranno a Milano, fanno sapere, in polemica con chi – il sindaco di Varese, il leghista Attilio Fontana – ha sparato contro i «privilegi» delle Regioni e Province autonome. È lo stesso verbo pronunciato dal presidente della Provincia di Vicenza Attilio Schneck, ed è un argomento che trova sostenitori non solo in casa del Carroccio. Daniela sbrollini, deputata vicentina del Partito democratico, tiene a far sapere che «condivide» le parole di Schneck: «La Manovra colpisce sempre i soliti – osserva sbrollini -. Servirebbe il coraggio di abolire gli Statuti speciali per ottenere risparmi enormi. In un momento di crisi enorme, non è giusto che alcuni territori siano privilegiati».
E sulla stessa onda viaggia il pidiellino Sergio Berlato, vice-segretario provinciale ed europarlamentare: «Le disparità degli Statuti speciali sono anacronistiche – afferma -. Lì si potrebbe risparmiare e anche nell’abolizione delle Province, un ente che svolge una mole limitata di servizi ai cittadini». Sul taglio ai piccoli Comuni, invece, anche Berlato sta con l’Anci e con i sindaci: «Spero che vi sia una correzione della Manovra: un conto è accorpare i servizi, cosa giusta, un altro cancellare gli enti più piccoli: si compromette il legame tra cittadini e istituzioni».
Trentini a parte – che nel merito non sarebbero in distonia rispetto al resto della truppa -, i sindaci parlavano all’unisono: il democratico Variati, il leghista Fontana, l’azzurro Gianni Alemanno: «C’è un limite a tutto – dice il sindaco di Roma -. Chiediamo al Governo di fare altre scelte». Sindaci all’attacco, Governo a tamponare: la partita è aperta.M.SC.

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