PROSTITUTE. Il provvedimento che blinda mezza città fa discutere perché uno dei criteri è l’abbigliamento “indecente”
Roberta Bassan
Franzina: «Criteri moraleggianti da anni 50, non è una soluzione» Dalla Pozza: «Abbiamo lavorato per definire un identikit preciso»
Domenica 07 Agosto 2011 CRONACA, pagina 14 “Il Giornale di Vicenza”
Si fa presto a dire «prostituta» così, a parole. Ma quando è il momento di fermarla e sanzionarla sarebbe tutto un altro paio di maniche. Il retroscena dell’ordinanza che da ieri notte vieta mezza città dalla prostituzione in strada con l’istituzione di una “zona rossa” in cui le prostitute rischiano 500 euro di multa e una denuncia penale è quello dell’identificazione. L’assessore comunale alla sicurezza Antonio Dalla Pozza spiega che nel redigere l’ordinanza (in vigore fino al 31 gennaio 2012) una particolare attenzione è stata posta alla “narrazione”, una serie di elementi che permetterebbero di identificare le cosiddette prostitute e multarle.
Ecco il passaggio: «La violazione – è scritto nell’ordinanza – si concretizza con lo stazionamento e/o l’appostamento della persona, e/o l’adescamento di clienti e l’intrattenersi con essi, e/o con qualsiasi altro atteggiamento o modalità comportamentali, compreso l’abbigliamento indecoroso e/o indecente, che possano ingenerare la convinzione che la stessa stia esercitando l’attività della prostituzione consistente nell’offerta di prestazioni sessuali a pagamento».
Elementi che ieri, ad un’analisi più accurata del provvedimento, hanno scatenato l’opposizione.
Il capogruppo del Pdl Maurizio Franzina tra i motivi di critica pone il tema di come oggi il concetto di abbigliamento indecoroso o indecente sia difficile da tratteggiare e di come la limitazione stessa vada contro la libertà dell’uomo. E si spiega: «In questo modo – avverte – il sindaco ha diviso la città in due zone: quella in cui si può mettere la minigonna e quella in cui invece no». Spiegando da parte sua come «questa ordinanza faccia sorridere perché entra in criteri moraleggianti stile anni ’50 che oggi, con le mode originali che ci sono, non hanno più alcun senso». Altro motivo di critica è quello di aver diviso la città in due: «Creando una zona rossa ha di fatto creato anche una zona “free”, spostando le prostitute da san Lazzaro e altre aree, ai quartieri di Laghetto, San Paolo, San Bortolo. Non c’è invece nel suo provvedimento un’azione vera di contenimento del fenomeno». Sulla stessa lunghezza d’onda Arrigo Abalti (Pdl): «Il sindaco dovrebbe spiegare che l’ordinanza che fece nel 2008 era insufficiente e mettere in campo misure che aggrediscano il problema, occupare con iniziative virtuose gli spazi a rischio». E Gerardo Meridio (Pdl): «Osi di più e vieti la prostituzione in tutto il territorio, invii i vigili negli appartamenti occupati dalle prostitute e denunci i proprietari che le ospitano». L’assessore regionale Elena Donazzan (Pdl): «La politica per la sicurezza di Variati è un colabrodo, un raffazzonare tardive risposte al dilagare del degrado, della violenza e del malcostume».
In più occasioni il sindaco ha riferito invece di come con le ordinanze «ci stiamo sostituendo al Parlamento». Un’azione la sua che ieri ha visto il plauso del consigliere della lista Variati Raffaele Colombara, del capogruppo Pd Federico Formisano, del vice Claudio Veltroni. Tutti a definirla un’ordinanza «coraggiosa».
Ma resta sempre aperto il tema del Parlamento che ad oggi non ha ancora definito la soluzione. Lo sa bene l’on. Manuela Dal Lago (Lega Nord) che non ha ancora visto calendarizzata la sua proposta di legge finita in commissione Giustizia che prevedeva, tra le altre cose, lo spostamento della prostituzione lontano dalle abitazioni, in zone industriali dismesse. Lo sa bene l’on. Daniela sbrollini (Pd), con le sue 10 interrogazioni parlamentari sul tema e il pieno appoggio a Variati e a Dalla Pozza nell’iniziativa dell’ordinanza. La sua idea è un lavoro di rete per arginare il più possibile il fenomeno.